CHITARRA BATTENTE
La chitarra battente è uno strumento musicale di
origine colta (XVII sec.) adottato dai contadini calabresi e rivisitato al
punto tale da assumere caratteristiche e modalità d'uso autonome rispetto
al modello storico. Lo strumento ha forma allungata con spalle e fianchi
poco pronunciati, fondo bombato e alte fasce su cui, a volte, vengono
aperti dei forellini detti "orecchie".
La cassa è lavorata a doghe di noce o castagno intercalate da sottili
listelli di legni chiari. Il piano armonico di abete è piegato
inferiormente ed è decorato con diversi motivi dipinti in colori rosso e
blu. La buca è coperta da una rosetta cilindrica di cartoncino colorato
al centro della quale emerge un fiorellino di carta. Il ponticello, mobile
e molto basso, è posto sulla parte inclinata del piano, appena sotto la
piegatura. Il manico, di pero o di pioppo, termina con una paletta
leggermente inclinata all'indietro, che alloggia piroli posteriori.
Sulla tastiera di palissandro, o anche direttamente sul manico, sono
infisse 9 barrette metalliche e un capotasto di legno. Lo strumento monta
4 corde metalliche, tutte uguali e molto sottili (0,20-0,25 mm), alcune
delle quali possono venire raddoppiate. Spesso vi è anche una corda di
bordone acuto detta scordino, tirata da un pirolo che buca la tastiera fra
la VI e la VII barretta. Le corde sono accordate: Mi3, Si2, Re3, La2
(scordino, La3).
Esiste anche un modello di chitarra battente a cinque corde doppie, che
però è scarsamente usato a livello popolare. La chitarra battente viene
realizzata in tre misure: grande (chitarra), lungh. cm 100; media (mezza
chitarra), lungh. cm 90; piccola (chitarrino), lungh. cm 70.
Uno dei principali centri di costruzione della chitarra battente è a
Bisignano (CS), dove la famiglia dei liutai De Bonis risiede e lavora dal
XVIII secolo. Esistono anche altri centri minori, dislocati nelle tre
provincie. É probabile che in passato lo strumento fosse diffuso in tutto
il territorio regionale. Attualmente la sua area di diffusione è limitata
a una zona dell'entroterra ionico della provincia di Cosenza e, in piccola
parte, di Catanzaro. In quest'area la chitarra battente gode ancora di una
certa vitalità e funzionalità, rappresentando per alcuni suonatori un
importante punto di riferimento musicale.
In un territorio più meridionale (provincie di Catanzaro, Vibo Valentia e
Reggio Calabria) lo strumento è diffuso in modelli semplificati a fondo
piatto, le cui caratteristiche organologiche sono fortemente influenzate
dalla chitarra. La chitarra battente viene impiegata soprattutto per
accompagnare il canto e per questa destinazione d'uso lo strumento è
ritenuto particolarmente valido. Infatti la ricchezza degli armonici che
si generano nell'esecuzione, unitamente alla ristrettezza dell'ambitus
melodico, creano un tessuto sonoro che favorisce l'emissione e la tenuta
del canto.
I suonatori esprimono questa caratteristica affermando che la chitarra
battente "avvolge e sostiene la voce". Il repertorio dello
strumento comprende serenate (d'amore, di dispetto di amicizia), canti di
questua per Natale e Pasqua, canti polivocali. Le serenate assumono
tipicamente la forma di canto a strofette, in cui due voci si alternano al
canto secondo uno schema fisso — la prima voce espone la strofa, la
seconda la riprende e la conclude — secondo un complesso gioco di
ripetizione, scomposizione e ricomposizione dei versi. Vi è anche un
repertorio strumentale composto di tarantelle e pizziche.
Di particolare interesse è la tecnica esecutiva da cui probabilmente lo
strumento prende nome. La mano destra struscia con le dita il telo delle
corde e contemporaneamente sfrega e/o colpisce il piano armonico creando
un doppio effetto armonico-percussivo di particolare efficacia (ribbummu).
Un movimento a ruota della mano destra (rotuliata), permette di realizzare
le terzine. La mano sinistra esegue gli accordi sulle prime tre corde. La
quarta corda non viene mai tastata e funge da bordone di dominante che, in
presenza dello scordino, è raddoppiato all'ottava superiore.
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