Tratto da: Strumenti musicali popolari in Calabria di Antonello Ricci e Roberta Tucci

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CHITARRA BATTENTE

 

La chitarra battente è uno strumento musicale di origine colta (XVII sec.) adottato dai contadini calabresi e rivisitato al punto tale da assumere caratteristiche e modalità d'uso autonome rispetto al modello storico. Lo strumento ha forma allungata con spalle e fianchi poco pronunciati, fondo bombato e alte fasce su cui, a volte, vengono aperti dei forellini detti "orecchie".

La cassa è lavorata a doghe di noce o castagno intercalate da sottili listelli di legni chiari. Il piano armonico di abete è piegato inferiormente ed è decorato con diversi motivi dipinti in colori rosso e blu. La buca è coperta da una rosetta cilindrica di cartoncino colorato al centro della quale emerge un fiorellino di carta. Il ponticello, mobile e molto basso, è posto sulla parte inclinata del piano, appena sotto la piegatura. Il manico, di pero o di pioppo, termina con una paletta leggermente inclinata all'indietro, che alloggia piroli posteriori.

Sulla tastiera di palissandro, o anche direttamente sul manico, sono infisse 9 barrette metalliche e un capotasto di legno. Lo strumento monta 4 corde metalliche, tutte uguali e molto sottili (0,20-0,25 mm), alcune delle quali possono venire raddoppiate. Spesso vi è anche una corda di bordone acuto detta scordino, tirata da un pirolo che buca la tastiera fra la VI e la VII barretta. Le corde sono accordate: Mi3, Si2, Re3, La2 (scordino, La3).

Esiste anche un modello di chitarra battente a cinque corde doppie, che però è scarsamente usato a livello popolare. La chitarra battente viene realizzata in tre misure: grande (chitarra), lungh. cm 100; media (mezza chitarra), lungh. cm 90; piccola (chitarrino), lungh. cm 70.

Uno dei principali centri di costruzione della chitarra battente è a Bisignano (CS), dove la famiglia dei liutai De Bonis risiede e lavora dal XVIII secolo. Esistono anche altri centri minori, dislocati nelle tre provincie. É probabile che in passato lo strumento fosse diffuso in tutto il territorio regionale. Attualmente la sua area di diffusione è limitata a una zona dell'entroterra ionico della provincia di Cosenza e, in piccola parte, di Catanzaro. In quest'area la chitarra battente gode ancora di una certa vitalità e funzionalità, rappresentando per alcuni suonatori un importante punto di riferimento musicale.

In un territorio più meridionale (provincie di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria) lo strumento è diffuso in modelli semplificati a fondo piatto, le cui caratteristiche organologiche sono fortemente influenzate dalla chitarra. La chitarra battente viene impiegata soprattutto per accompagnare il canto e per questa destinazione d'uso lo strumento è ritenuto particolarmente valido. Infatti la ricchezza degli armonici che si generano nell'esecuzione, unitamente alla ristrettezza dell'ambitus melodico, creano un tessuto sonoro che favorisce l'emissione e la tenuta del canto.

I suonatori esprimono questa caratteristica affermando che la chitarra battente "avvolge e sostiene la voce". Il repertorio dello strumento comprende serenate (d'amore, di dispetto di amicizia), canti di questua per Natale e Pasqua, canti polivocali. Le serenate assumono tipicamente la forma di canto a strofette, in cui due voci si alternano al canto secondo uno schema fisso — la prima voce espone la strofa, la seconda la riprende e la conclude — secondo un complesso gioco di ripetizione, scomposizione e ricomposizione dei versi. Vi è anche un repertorio strumentale composto di tarantelle e pizziche.

Di particolare interesse è la tecnica esecutiva da cui probabilmente lo strumento prende nome. La mano destra struscia con le dita il telo delle corde e contemporaneamente sfrega e/o colpisce il piano armonico creando un doppio effetto armonico-percussivo di particolare efficacia (ribbummu). Un movimento a ruota della mano destra (rotuliata), permette di realizzare le terzine. La mano sinistra esegue gli accordi sulle prime tre corde. La quarta corda non viene mai tastata e funge da bordone di dominante che, in presenza dello scordino, è raddoppiato all'ottava superiore.

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