canzoni popolari e di montagna

 

NINNE NANNE

CANTI DESCRITTIVI, NARRATIVI

CANZONI A BALLO, CANTI ENUMERATIVI

CANTI DI LAVORO, DI RISAIA

CANTI PATRIOTTICI, DI CRONACA

CANTI DI EMIGRAZIONE

STORNELLI, CANTI DI VENDEMMIA

CANTI D'AMORE

CANTI NARRATIVO-COMICI, D'OSTERIA

CANTI DEGLI ALPINI

CANTI DELLA GRANDE GUERRA

CANTI PARTIGIANI

CANZONI MONTANARE, CANTI NARRATIVI, D'AMORE

 

 Spartiti e parole

 

Valle d'Aosta

Le soir a la montagne, Au mont blanc

Piemonte

La monferrina, Amore mio non piangere, Muran dell'Inghilterra, O cara mamma

Lombardia

Quell'uselin del Busch, L'addio del volontario, El pover Luisin, L'uva fogarina, Addio morettin ti lascio, La morettina, E mi la dona mora, San Giuseppe e la Madona, La bella gigogin, E gira che te gira

Liguria

Mamma mia dammi cento lire, Il tragico affondamento del bastimento Sirio, Ciangi, cau scheggiu

Trentino

Ero povero ma disertore, La me nona l'è vecchierella, Là nella valle

Alto Adige

Il cuculo col ciuco

Veneto

Son tre notti che non dormo, O pescator dell'onda, Il barcarol del Brenta, La bella la impasta i gnocchi, La biondina in gondoletta, I dò gobeti

Friuli

Ai preat la biele stele, La mula de Parenzo, E l'allegria

Emilia Romagna

Ruseinen, Con che cuore, Gli scariolanti, Quando saremo a Reggio Emilia, Sciur padrun

Toscana

La vendemmia, Ecco donne la befana, Tutti mi dicon maremma, Peschi fiorenti

Marche

Il ballo del fazzoletto, Giovanottello che ne vai per mare

Umbria

Quando nasceste voi, L'invito

Abruzzo

Vola, vola, vola,   Nebbì a la valle

Molise

Tutte le funtanelle

Lazio

Vorrei, bellezza mia,    Tu vuoi marito, o Nina

Campania

Santa Lucia, Alla fiera di mastro Andrè, Saltimbanco

Puglia

I' me ne vaje pe d'acqua, La campagnola

Basilicata

Chi belle trecce

Calabria

Calabrisella

Sicilia

Vitti 'na crozza, ciuri ciuriddu

Sardegna

Murinedda, Dalla torre del forte

Canzoni di montagna

Sul cappello, Aprite le porte, La tradotta, Monte nero, Bella ciao, Quel mazzolin di fiori, La Santa Caternia, La valsugana

Canzoni di montagna

Fuoco e mitragliatrici, Dove te vet o Mariettina, E le stellette, Era una notte che pioveva, Il monte canino, Il capitan della compagnia, Il tuo fazzolettino, La domenica andando alla messa, La leggenda della grigna, La montanara, O Angiolina bell'Angiolina

 

 

 

I GENERI

Per accostarsi con un certo metodo alla canzone popolare è utile riconoscere al suo interno la molteplicità di generi, di motivi, di circostanze a cui essa risponde. La definizione di canzone popolare è in realtà assai ampia e accomuna brani diversissimi per origine e ispirazione, per contenuto e per forma letteraria.

 

 

NINNE NANNE

La ninna nanna è il più semplice dei generi popolari. La sua forma è basata su ripetizione e cantilena; in questo senso tutto va bene per far addormentare il bambino, qualsiasi melodia a carattere ripetitivo e monotono può servire allo scopo.

Nei casi migliori però la ninna nanna si rivolge all'immaginario del bambino cercando di coglierne gli aspetti più fantastici ed emozionanti, tali da catturare la sua attenzione. Ma nel canto, che la donna intona per invitare al sonno il piccolo, finiscono sempre per affiorare, oltre alle immagini fantastiche e infantili, i motivi della sua fatica di madre e di moglie, le sue ansie e le sue speranze.

A questo genere appartengono le canzoni El vegnarà 'l papà e Quell'uselin del busch, entrambe della Lombardia; quest'ultima, pur non essendo prettamente una ninna nanna, può esserle assimilata per il ritmo piano del testo e per le semplici immagini descritte. Nel finale emerge però l'amarezza della donna che si sente tradita da un marito che va all'osteria e la lascia sola.

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CANTI DESCRITTIVI, NARRATIVI

La cultura contadina, che sta alla base del canto popolare, è capace di cogliere la bellezza della natura e cantarne l'incanto: ma conosce anche la durezza della vita dei campi e la fatica di ogni giorno. Nei canti descrittivi prevale spesso la prima tendenza; il testo illustra le bellezze del paesaggio e la dolcezza di sentimenti che esso sa risvegliare nel cuore dell'uomo. A questo gruppo appartengono i due canti valdostani Le soir à la montagne e Au Mont Blanc. Anche la canzone O pescator dell'onda del Veneto e Santa Lucia, ben nota canzone napoletana.

I canti narrativi invece propongono vicende nate dalla fantasia del popolo, ma spesso con una verosomiglianza notevole. Il racconto presenta la singolare storia di un personaggio e intende porsi come un ammonimento a quanti si troveranno in situazioni analoghe.Nella canzone siciliana Vitti 'na crozza il dialogo si svolge tra una persona e un teschio, il quale, incredibilmente, si mette a parlare. Da una circostanza tanto singolare emerge un racconto di estrema lucidità sulla vita e sulla morte, sulla necessità di rendere conto di ogni azione compiuta.

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CANZONI A BALLO, CANTI ENUMERATIVI

La canzone descrive e racconta, ma è anche un'occasione per ballare. Ecco quindi la cosiddetta canzone a ballo, che usa le parole come un pretesto per sottolineare il ritmo e il vigore di una melodia; a volte un semplice ritornello, una situazione, un gioco di parole servono allo scopo.

In La monferrina, come nelle canzoni Il ballo del fazzoletto e L'invito, argomento è proprio la partecipazione a un ballo o a una festa. Nei brani Tu voi marito, o Nina e Dalla torre del forte, a un ritmo spiccatamente ballabile si accompagnano parole di argomento diverso: nel primo brano il soggetto è di tipo narrativo e ruota intorno al desiderio di sposarsi di Nina; nel secondo il testo è piuttosto indefinito e generico.

Il canto enumerativo è invece sostanzialmente un gioco: tipico esempio è Alla fiera di Mastro Andrè, dove a ogni strofa viene nominato un nuovo strumento musicale; la struttura della canzone impone che vengano poi ripetuti tutti gli strumenti elencati in precedenza, diventando così gioco di memoria oltre che di ripetizione.

Simile alla canzone enumerativa è la filastrocca, che tuttavia presenta una struttura più libera e slegata da uno schema preciso; l'elemento dominante è quello del gioco e spesso della ripetizione. Anche gli elementi onomatopeici possono giocare un ruolo fondamentale, come in Il cuculo e in Rusinein: nel primo vengono imitati i versi degli animali, nel secondo il suono della campana.

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CANTI DI LAVORO, DI RISAIA

Il mondo del lavoro si affaccia spesso nella canzone popolare; qualche rara volta per descrivere la soavità di singoli momenti della giornata del contadino, più spesso per rivendicare le ingiustizie subite o per descrivere la fatica e la durezza delle condizioni di lavoro. Il canto viene così a scandire la vita del bracciante o del contadino, che accompagna il suo lavoro con l'espressione in musica delle sue aspirazioni e dei suoi stati d'animo. A tale espressione appartiene il brano Gli scariolanti, cantato dai braccianti che andavano a lavorare alle opere di bonifica della Romagna; E gira che te gira è invece una canzone di strada che pubblicizza l'opera degli arrotini.

Un gruppo a parte è costituito dalle canzoni di risaia, che descrivono la vita e il lavoro delle mondine, le ragazze addette alla pulitura delle piantine di riso dalle erbe parassite; si trattava di un lavoro molto duro, adatto a ragazze forti ed energiche e in grado di stare molte ore al giorno con i piedi a bagno, esposte alle punture degli insetti, all'umido dell'acqua e al sole dell'estate. Le canzoni di questo gruppo sono Amore mio non piangere, O cara mamma, Addio morettin ti lascio, Quando saremo a Reggio Emilia e Sciur padrun.

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CANTI PATRIOTTICI, DI CRONACA

Le canzoni nate durante il risorgimento esaltano gli ideali di libertà e di indipendenza che animarono le guerre e i moti popolari di quel periodo. Queste composizioni, nate sulle bocche dei volontari, divennero presto degli inni politici; chi le cantava era passibile di arresto e veniva identificato come traditore  dalla polizia austriaca. Due esempi: L'addio del volontario e La bella Gigogin.

La seconda per la verità è atipica, in quanto non contiene nessun riferimento alle battaglie e agli ideali di indipendenza; si può solo dire che la sua grande fortuna tra i patrioti fece sì che qualche buontempone arrivasse persino a proporla come inno nazionale.

Le canzoni di cronaca invece riportano fatti realmente accaduti, anche se il racconto spesso è colorito di particolari aggiunti dalla fantasia del narratore.

La diffusione di tali canzoni avveniva attraverso volantini, che i venditori ambulanti tenevano e smerciavano per poche lire assieme alla propria mercanzia: erano foglietti colorati che contenevano spesso le parole di una sola canzone, trascritta con una grafia italiana approssimativa (per esempio le voci verbali "ha", "hanno", scritte senza la lettera h); ma in tempi di assenza di altri mezzi di comunicazione, anche una via così semplice godeva di buona fortuna. Fanno parte di questo genere le canzoni El pover Luisin e Ero povero ma disertore.

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CANTI DI EMIGRAZIONE

L'emigrazione è una realtà storica della vicenda del popolo italiano; per qualcuno questo lungo viaggio fu l'inizio di una vita di prosperità e di benessere; per molti altri le condizioni di vita di prosperità e di benessere; per molti altri le condizioni di vita e di lavoro trovate non corrisposero alle previsioni e alle aspettative.

Per tutti comunque la partenza fu dettata da un bisogno urgente di cambiamento; chi partiva era alla ricerca di un lavoro, di una casa, di un minimo di sicurezza economica.

Le canzoni da proporre, relative a questo argomento, sono due: Mamma mia dammi cento lire e Il tragico affondamento del bastimento Sirio. Entrambe ritraggono una vicenda segnata dalla disgrazia: il bastimento partito per le Americhe affonda tragicamente, rendendo irrimediabile l'amarezza per la partenza e per l'abbandono di tutti gli affetti più cari.

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STORNELLI, CANTI DI VENDEMMIA

Lo stornello è un breve canto tipico dell'Italia centrale; l'argomento è quasi sempre amoroso, ma non mancano stornelli di contenuto satirico. Ne fanno parte Peschi fiorenti, Quando nasceste voi e Vorrei bellezza mia. Nel primo, come è tradizione, troviamo l'invocazione a un fiore o  a una fronda: peschi fiorenti, fior di susino, fior di granato, fior di trifoglio.

Il metro è fisso e caratteristico: strofe di un quinario e due endecasillabi, cioè un verso di cinque sillabe e due di undici.

Il carattere è quello dell'improvvisazione e sappiamo che vi erano poeti popolari in grado di improvvisare stornelli, nel rispetto del metro, con grande felicità, anche su commissione. Più spesso, probabilmente, vi si dedicavano gli amanti stessi, nelle belle sere d'estate o nei momenti di festa. Questo ci fa comprendere come la canzone popolare, di cui lo stornello è un esempio significativo, sia stato un prodotto vivo, che possedeva la freschezza della cronaca, dell'invettiva o del messaggio amoroso. Anche la vendemmia è da considerare un momento saliente della vita contadina, animato dalla soddisfazione per il raccolto, dall'attesa della festa che ne seguirà, dalla previsione dei momenti di gioia che il vino saprà regalare. Due esempi piuttosto diversi: L'uva fogarina e La vendemmia.

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CANTI D'AMORE

Numerosissimi sono i canti popolari d'amore; a questo gruppo appartengono anche gli stornelli e molti canti narrativi. Dobbiamo però soffermarci su quei canti nei quali il sentimento d'amore o le pene che esso produce nel cuore del narratore costituiscono il motivo unico del testo. Il tema della lontanaza e del rimpianto stanno alla base di Giovanottello che ne vai per mare, vola, vola, vola, nebbi'a la valle e Tutte le funtanelle. In un secondo gruppo di canzoni invece il tema è quello dell'innamoramento e della scelta della sposa: I' me ne vaje pe d'acqua, La campagnola, Che belle trecce e Calabrisella. Fortissime sono le somiglianze che accomunano le ultime tre di questo gruppo tanto da far ritenere che si tratti di una serie di  versioni della stessa canzone. Conclude questo insieme la siciliana Ciuri ciuriddu: si presenta in una versione nella quale il testo sembra suggerire la presenza di un cantastorie e del suo apparato di chitarra e cartello illustrato.

L'altra faccia della medaglia è costituita dalle canzoni nelle quali emerge l'amara disillusione del matrimonio. Disillusione maschile nella piemontese Muran dell'Inghilterra e nella friulana, E l'allegria, amarezza e disperazione femminile nella lombarda Quell'uselin del busch e nello stornello Peschi fiorenti. In tutte viene descritta la tristezza di scoprire che l'amico, colui per il quale si sarebbe fatta qualsiasi cosa, è in realtà una persona piena di difetti, egoista e insensibile. La comprensione e il perdono sembrano davvero impossibili da raggiungere.

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CANTI NARRATIVO-COMICI, D'OSTERIA

I canti narrativi hanno spesso un contenuto comico, come nei tre brani veneti La bella la impasta i gnocchi, I gò gobeti, La mula de Parenzo. Personaggio veramente travolgente è la "bella" della prima canzone; comici al pari di due personaggi della commedia dell'arte i due "gobeti"; equivoca circa i commerci che andava praticando la "mula", cioè la ragazza, di Parenzo.

Tra i canti d'osteria invece troviamo E mi la dona mora, della Lombardia, che parla della scelta della sposa: tutte sembrano avere difetti tranne la donna bella, che ha una particolare luce negli occhi; del Trentino invece è il canto Là nella valle, un inno al vino e alla gioia del bere in compagnia.

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 La canzone di montagna non si differenzia molto dalla canzone popolare, se non per il fatto che appartiene soprattutto alle montagne dell'Italia settentrionale e alla popolazione che le abita. Legate a ciò si possono scorgere alcune caratteristiche costanti: il tema della durezza della vita delle valli e dello splendore del paesaggio, capace di suscitare pensieri e riflessioni nell'animo di chi lo sa guardare con occhi attenti. Per il resto le canzoni di montagna presentano la stessa varietà di generi delle altre canzoni: si va dalla canzone narrativa a quella passionale, dalla leggenda al brano con risvolti comici. Una parte consistente è data dai canti della Grande guerra (1915-1918) che fu combattuta proprio su quelle montagne. Anche gli alpini hanno contribuito a creare questo repertorio scrivendo molti dei brani più famosi. A questi si aggiungono le canzoni della guerra partigiana e le canzoni d'amore.

 

 

CANTI DEGLI ALPINI

Gli alpini sono il corpo dell'esercito italiano che tradizionalmente vive e combatte sulle montagne; proprio per questo il repertorio delle loro canzoni è il più caratteristico di questa sezione. Il senso di appartenenza è sempre stato molto forte in questo corpo: lo testimonia il successo che riscuotono i raduni nazionali delle "penne nere", a cui aderiscono vecchie e giovani leve. Nei canti degli alpini ritroviamo entusiasmo e senso di solidarietà, gioia di stare insieme e orgoglio di appartenenza; non mancano tuttavia momenti di malinconia. A questo gruppo appartengono le canzoni Sul cappello e Aprite le porte.

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 CANTI DELLA GRANDE GUERRA

La Grande guerra fu un evento storico di enorme portata; i canti a essa legati formano due tipi di repertorio: quello retorico-interventista, che esalta il valore dei soldati e le giuste ragioni della guerra contro l'oppressore austriaco, e quello delle canzoni di trincea, dove è descritta con grande semplicità la dura vita del soldato.

In questa raccolta prevalgono le canzoni di questo secondo tipo: in alcune emerge una condanna esplicita della guerra, come in Monte Nero e Fuoco e mitragliatrici; in altre, da una descrizione molto lineare e pacata dei fatti affiora con chiarezza un giudizio severo sull'inutilità di questo sacrificio di tante giovani vite: è il caso di La tradotta e Il monte canino. Vi è poi un ultimo gruppo di canzoni nelle quali, pur nella tragicità del contesto, vengono presentati valori nobili e commoventi: i dolci sentimenti per l'amata lontana in era una notte che pioveva, il sacrificio per gli amici e per la patria in Il capitan della montagna.

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 CANTI PARTIGIANI

Nella raccolta troviamo una sola canzone partigiana: Bella ciao. Tratta da una canzone popolare trentina intitolata La me nona l'è vecchierella, fu trasformata dai partigiani, che aggiunsero le parole che oggi conosciamo. Il testo è semplice, ma significativo; vi si legge la precarietà di quella lotta, iniziata con l'occupazione della penisola da parte dei tedeschi e conclusa con la liberazione del 25 aprile del 1945. Una lotta che, condotta da volontari convinti della necessità di un impegno personale, ebbe episodi di coraggio e di eroismo, anche se il tempo non ha ancora fatto piena luce su questo momento così difficile della vita del popolo italiano. Nella canzone il sogno dei partigiani si ritrova espresso chiaramente: combattere anche a costo di dare la vita per liberare l'Italia dall'ingiustizia e dalla tirannia.

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 CANZONI MONTANARE, CANTI NARRATIVI, D'AMORE

Sono quei brani che si caratterizzano per un diretto riferimento alla montagna, alle sue bellezze, ai suoi fiori, ai personaggi che abitano le sue pendici: Quel mazzolin di fiori, la montanara. Fra i canti narrativi troviamo invece La Santa Caterina, La leggenda della Grigna, che si evidenziano per l'ingenuo carattere novellistico; La Valsugana, Dove te vet, o Morettina, dai semplici tratti di cronaca quotidiana; La domenica andando alla messa, dove la passione amorosa si scontra amaramente con la severità della condanna a cui la bella è destinata. Fra i canti d'amore invece segnaliamo Il tuo fazzolettino, O Angiolina, bell'angiolina, tutti e due caratterizzati da un delicato sentimento di affetto per la persona amata.

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